Considera le formiche: eurobond, coronavirus e il costo strategico dell'ipocrisia

Nella società dell’informazione è inevitabile considerare nuovi asset che prima non venivano considerati. Se, infatti, da più di duemila anni la favola di Esopo “La cicala e la formica” non è mai stata presa in considerazione nelle relazioni internazionali, gli eventi di queste ultime settimane ci stanno a gran voce dicendo che, finalmente, dovrebbe trovare più spazio. Nel momento, infatti, in cui le cicale chiedono a gran voce di poter accedere a forme di aiuto incondizionate, data la comprovata emergenza dovuta al coronavirus, le formichine si ritrovano a dover svolgere l’ennesimo dibattito interno: aiutiamo le cicale, sapendo che non faranno mai le riforme che promettono di fare (anzi, non vogliono prometterle neppure, stavolta), o… finalmente facciamo loro pagare il costo strategico della loro ipocrisia?

Questo lo scenario. Nella società dell’informazione, l’ipocrisia la si pagherà, come hanno pagato (con segni opposti) il “whatever it takes” di Mario Draghi e il “we are not here to close spreads” della Lagarde. L'ipocrisia, infatti, ci impedirà di raccogliere attorno a noi alleati, anche tra i nostri amici, e di far comprendere agli altri le nostre esigenze. Forse, però, non è un male che, finalmente, si abbia un ri-apprezzamento delle parole, delle promesse, dell’etica personale e dell’etica pubblica. La nostra credibilità sarà valutata in base alle informazioni che divulghiamo, proteggiamo, nascondiamo. Forse, le cicale cominceranno a pensare di più a ciò che dicono. Pensiamoci.

 

-photo by Maksim Shutov on Unsplash

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